lunedì 3 dicembre 2012

BASSACUTENA: Santa Maria di Monti Latu

 

il sito della chiesa
Non se ne conosce l’esatta intitolazione e secondo la tradizione era dedicata alla Nostra Signora delle Grazie, perché da essa proverrebbe il simulacro tuttora conservato nella chiesa di Santa Maria di Lu Macchjetu, che ne avrebbe mutuato il nome. L’imponente statua marmorea, che ha un’altezza di oltre un metro sarebbe attribuibile alla scuola del Bernini e dunque databile al Seicento, trasferita in periodo imprecisato, nell’attuale luogo di culto presumibilmente in seguito all’abbandono di questo edificio
la statua di Santa Maria
Grazie alla testimonianza del proprietario dello stazzo, il Signor Nicola Ragnedda di anni 79 sappiamo che il tempio, del quale ormai non rimane traccia, era ubicato all’interno della tanca denominata “Conc’Abbalta”, ovvero Roccia Aperta, da un imponente masso granitico che si trova a poche centinaia di metri, un tempo utilizzato come abitazione ed ora sfruttato per la conservazione del foraggio.
 
La chiesa, che aveva una lunghezza di non più di 10 metri, era orientata nell’asse NE – SO ed il suo rudere venne definitivamente smantellato nell’immediato secondo dopoguerra, affinché si potesse accrescere la disponibilità di superficie arativa, ai fini della coltivazione cerealicola, che si protrasse sino agli anni Ottanta. Prima di tale intervento era ben leggibile l’intero perimetro della struttura ed una discreta parte della muratura si trovava ancora in opera, per un’altezza residua di circa 40 /50 cm, composta da cantonetti in granito, reimpiegati per l’edificazione di uno degli edifici rurali presenti nell’azienda
 

la fonte
Ora, ai margini della radura, sotto i macchioni di lentisco, si trovano varie pietre che dovevano comporre l’edificio, alcune delle quali squadrate, oltre a grossi massi lavorati che paiono piattabande e parti di attrezzature da lavoro, forse vasche e torchi. Tutt’intorno è possibile rilevare le fondamenta di alcune strutture circolari, probabilmente pertinenti a capanne, a testimonianza dell’antica frequentazione del sito, facilitata peraltro dalla presenza di una fonte sempre attiva. Non affiorano in superficie resti ceramici o di coppi, generalmente presenti in  contesti simili a questo e certamente una mirata indagine archeologica sarebbe in grado di rilevarne la presenza
 

Purtroppo al momento, neppure la documentazione d’archivio ci aiuta a far luce sulle vicende di questo luogo di culto, che non è riportato né dagli Incierti della Collegiata di Tempio, i cui canonici avevano in carico le celebrazioni delle messe festive nelle chiese rurali di questa zona, né dall’elenco stilato in occasione della visita pastorale di monsignor Cugia Cadello, che ebbe luogo nell’ottobre del 1745. Neppure padre Angius, nomina la chiesa, che certamente alla metà dell’Ottocento dovette essere in stato di degrado avanzato. Non ci è dato sapere se il tempio fosse afferente ad un villaggio medievale, benché sia noto che questa porzione di territorio gallurese, si trovasse a cavallo tra le Curatorie di Montanna e di Taras, alle quali appartennero alcune ville, la cui posizione al momento non è stata identificata. Consultando gli studi del Panedda, riportati nell’opera “Il Giudicato di Gallura”, si potrebbe ipotizzare l’ubicazione in questo luogo dell’insediamento di Guardoco o quello di Cuchur