il sito della chiesa |
Non se ne conosce l’esatta intitolazione e secondo
la tradizione era dedicata alla Nostra Signora delle Grazie, perché da essa
proverrebbe il simulacro tuttora conservato nella chiesa di Santa Maria di Lu
Macchjetu, che ne avrebbe mutuato il nome. L’imponente statua marmorea, che ha
un’altezza di oltre un metro sarebbe attribuibile alla scuola del Bernini e dunque
databile al Seicento, trasferita in periodo imprecisato, nell’attuale luogo di
culto presumibilmente in seguito all’abbandono di questo edificio
la statua di Santa Maria |
Grazie alla testimonianza del proprietario dello
stazzo, il Signor Nicola Ragnedda di anni 79 sappiamo che il tempio, del quale
ormai non rimane traccia, era ubicato all’interno della tanca denominata “Conc’Abbalta”,
ovvero Roccia Aperta, da un imponente masso granitico che si trova a poche
centinaia di metri, un tempo utilizzato come abitazione ed ora sfruttato per la
conservazione del foraggio.
La chiesa, che aveva una lunghezza di non più di 10
metri, era orientata nell’asse NE – SO ed il suo rudere venne definitivamente
smantellato nell’immediato secondo dopoguerra, affinché si potesse accrescere
la disponibilità di superficie arativa, ai fini della coltivazione cerealicola,
che si protrasse sino agli anni Ottanta. Prima di tale intervento era ben leggibile
l’intero perimetro della struttura ed una discreta parte della muratura si
trovava ancora in opera, per un’altezza residua di circa 40 /50 cm, composta da
cantonetti in granito, reimpiegati per l’edificazione di uno degli edifici
rurali presenti nell’azienda
la fonte |
Purtroppo
al momento, neppure la documentazione d’archivio ci aiuta a far luce sulle
vicende di questo luogo di culto, che non è riportato né dagli Incierti della
Collegiata di Tempio, i cui canonici avevano in carico le celebrazioni delle
messe festive nelle chiese rurali di questa zona, né dall’elenco stilato in
occasione della visita pastorale di monsignor Cugia Cadello, che ebbe luogo
nell’ottobre del 1745. Neppure padre Angius, nomina la chiesa, che certamente
alla metà dell’Ottocento dovette essere in stato di degrado avanzato. Non ci è
dato sapere se il tempio fosse afferente ad un villaggio medievale, benché sia
noto che questa porzione di territorio gallurese, si trovasse a cavallo tra le
Curatorie di Montanna e di Taras, alle quali appartennero alcune ville, la cui
posizione al momento non è stata identificata. Consultando gli studi del
Panedda, riportati nell’opera “Il Giudicato di Gallura”, si potrebbe ipotizzare
l’ubicazione in questo luogo dell’insediamento di Guardoco o quello di Cuchur
Progetto: chiesecampestri.it
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